Future Forum 18/ 08 – Aquileia – Patrimonio culturale: passato, presente e futuro. Esperienze a confronto

di Giada Marangone

Quali sfide attendono la cultura nel prossimo futuro? Quali cambiamenti nella gestione, organizzazione e fruizione dei beni culturali si sono susseguite negli anni e quali cambiamenti profondi si prospettano? Riflessioni, considerazioni e suggestioni attorno al binomio “Economia e patrimonio” sono stati protagonisti ad Aquileia durante l’incontro del Future Forum “Patrimonio culturale: passato, presente e futuro. Esperienze a confronto”. Renato Quaglia, nell’introdurre la tematica della profonda trasformazione anche culturale avvenuta negli anni, ha parlato di diverse economie connesse a un territorio portando gli esperti presenti al confronto.

Per Luca Zan, docente di Arts Management presso l’Università di Bologna,  già coordinatore del corso di laurea magistrale internazionale GIOCA (graduate degree in Innovation and organization of culture and the arts) «siamo parte di un cambiamento epocale universale, di un modello storico messo in discussione. Nuovi consumi, intesi come processi di consumi culturali, sono “stati stravolti”, e questo cambiamento non ha precedenti nella storia» sintetizza Zan. L’esperto ha poi parlato di come le nuove tecnologie hanno mutato la fruizione, la comunicazione e l’archiviazione delle opere. Ed è proprio questa trasformazione, secondo Zan, che deve passare necessariamente anche dalla Pubblica amministrazione. I processi di trasformazione nelle organizzazioni culturali possono creare problemi ma anche opportunità eccezionali. Zan ha poi posto l’accento sul management inteso non solo come foundraising e comunicazione ma come processi di riorganizzazione del lavoro (inteso come risorse umane) e dell’efficientamento di costi (risorse finanziarie ed economiche).

Ha parlato di «dittatura della burocrazia e del diritto amministrativo» Luigi Maria Sicca, docente di organizzazione aziendale e di organizzazione e gestione delle risorse umane all’Università degli studi di Napoli Federico II, ponendo l’attenzione sul «vero dispositivo che può essere messo in campo tra diritto amministrativo e umanistico inteso come l’immersione dei territori» ossia lavorare dall’interno dei contesti.

Sicca ha proposto «nel grande ombrello della parola cultura, l’implementazione del modello del Festival (che ha una connotazione ben diversa dall’evento) come promessa da suggellare con il territorio, la città e i cittadini». Per Sicca «partire da questo atteggiamento di immersione nella realtà, offre una chiave di lettura che riprende la parola cambiamento».  Un cambiamento tanto conclamato ai diversi livelli ma difficile da realizzare proprio per la “resistenza al cambiamento”. È proprio per questo che lo studioso invita ad «entrare nei micro-processi e nelle micro-strutture e generare da qui il cambiamento». Un cambiamento che si concretizza «nei processi che consentono di comprendere le regole dello stare insieme e della convivenza».

Cambiamenti e trasformazioni profonde che, almeno per ora, il “nostro territorio” sembra aver recepito. Sono stati portati gli esempi della Fondazione Aquileia, dal direttore Cristiano Tiussi, della valorizzazione delle aree archeologiche, e dalle sfide che attenderanno l’ente a breve e di Villa Manin da parte di Antonio Giusa, direttore del servizio di promozione, valorizzazione e sviluppo del territorio dell’ERPAC (Ente Regionale Patrimonio Culturale). Quest’ultimo ha posto l’attenzione di come Villa Manin sia conosciuta come «luogo espositivo e di spettacoli estivi per un pubblico ampio» e su quale futuro auspica per questa destinazione. Villa Manin come «luogo di ospitalità (di villeggiatura), centro di attività produttiva ed industriale» la visione di Giusa; un luogo cioè dove far vivere esperienze culturali e artistiche.

Positività e soddisfazione anche da parte dell’assessore alla cultura del Regione Friuli Venezia Giulia  Gianni Torrenti per il lavoro svolto nella riorganizzazione legislativa e nella relazione tra Regione e Ministero e tra Regione e soggetti territoriali. «Il centro dell’azione sta proprio nella struttura» ha sottolineato Torrenti ricordando i Bandi Por-Fes che hanno visto due bandi per imprese culturali e creative ricevere 12 richieste le domande di finanziamento sul bando classico in cui venivano dati piccoli fondi a imprese già esistenti, e ben 42 richieste di supporto di incubatori per il loro sviluppo.

L’assessore auspica per il futuro «maggiore formazione, partecipazione, e – nel tempo – una premialità per valorizzare le risorse che operano nel settore culturale» oltre a un accrescimento dell’offerta artistico-culturale del Fvg intesa come esperienza. Quest’ultima per essere attrattiva, deve essere stimolante e offrire servizi (come ad esempio il wi-fi) e accessibilità.