di Giada Marangone
Quale sviluppo è possibile per le città storiche e d’arte? Com’è possibile progettare e valorizzare i siti archeologici attraverso una nuova architettura garantendo lo sviluppo delle città? Se ne è parlato ad Aquileia, perla Unesco del Friuli Venezia Giulia. Dopo i saluti istituzionali da parte di Tommaso Passoni, in rappresentanza della Cciaa di Udine, e di Gabriele Spanghero, sindaco di Aquileia, a dialogare con gli ospiti in momenti di sintesi e confronto il project manager del Future Forum Renato Quaglia.
Con il suo intervento “Dal Contrasto all’analogia, il dialogo tra l’intervento architettonico contemporaneo e i siti archeologici”,
Pietro Valle, associato dello Studio Valle Architetti associati di Udine e Milano, ha presentato un ragionamento di come i diversi interventi architettonici contemporanei dialogano con il bene storico. Per Valle «l’intervento contemporaneo (come architetto) all’interno del contesto archeologico deve essere capace di misurarsi con esso, con tutte le capacità e con gli elementi di flessibilità che l’architettura contemporanea è capace di fare e trovarsi “connesso”. Sarebbe opportuno e importante – continua Valle –che le normative e i soggetti che governano questi beni riconoscessero queste capacità e trovassero gli strumenti per interventi di questo tipo, soprattutto uscendo dalla mentalità che il contemporaneo è un iper-contemporaneo completamente astratto e pensando, e dall’altra parte, che nei contesti storici si possa intervenire non solo con una sorta di “imitazione” di quello che c’è già, quando in realtà ogni intervento ridefinisce e reinterpreta il bene storico».
Maria Grazia Santoro, assessore alle infrastrutture e territorio della Regione Friuli Venezia Giulia, ha posto l’importanza sul “metodo” basato su un confronto trasversale tra diversi soggetti per progettare e ri-progettare il futuro degli spazi e dei territori, presentando l’esperienza “straordinaria” del metodo progettuale sulla viabilità della strada regionale 352. Il progetto, presentato in apertura dal sindaco Spanghero, ruotava attorno al bisogno contemporaneo della realizzazione di una strada che bypassasse l’abitato di Aquileia. L’intervento doveva rispondere al «bisogno contemporaneo dell’attraversamento viabilistico della città e, al contempo, che la strada fosse un elemento facente parte integrante del contesto».
A chiudere i lavori della serata Ugo Carughi, presidente Do.co.mo.mo. Italia Onlus, che con il suo intervento “Napoli. Archeologia e grandi opere urbane” ha illustrato il progetto della Metropolitana di Napoli – Stazione Municipio, annoverato come una buona pratica a livello internazionale, realizzato coniugando l’integrazione tra l’interesse pubblicistico e tra storia e valorizzazione della città. Focus dell’intervento le contingenze funzionali della città nel progetto e il cambio di destinazione del “luogo urbano” storicizzato.
«Bisogna conoscere le esigenze funzionali di una città, soprattutto quando un inter
vento cambia il luogo urbano – ha sottolineato Carughi -. La struttura ipogea a Napoli ha cambiato molti luoghi urbani storicizzati e, nel bene e nel male, in campo archeologico, è stata antesignana nell’inaugurare una nuova “metodologia dell’archeologia preventiva”. Proprio per questo, nell’ambito della tutela si potrebbe costruire una “tutela a rete” di tutta l’opera, focalizzata su 3 o 4 stazioni in cui convivono valori iconici, architettonici e di arte contemporanea che convivono in un unico contesto, nuovo, che rappresenta una nuova idea di città».