Future Forum /10 Lobbying  all’italiana: in attesa di regolamentazione normativa

di Francesca Gatti

Proprio nella giornata della protesta dei tassisti contro il decreto Milleproroghe, a Friuli Future Forum si è parlato di lobbying e del delicato rapporto tra politica, aziende e interessi di categoria nell’incontro condotto dal vicedirettore del Fatto Quotidiano Stefano Feltri.

In video-collegamento Claudio Velardi, giornalista e professore di lobbying e comunicazione politica, ha parlato di vecchio e nuovo rapporto con le istituzioni: da un lato quello “alla vecchia maniera” in cui ci si scontra con i poteri forti, dall’altro quello che si basa su condivisione, dibattito pubblico e trasparenza, un lavoro diverso che bisogna fare non solo col governo ma soprattutto dal basso indirizzando progressivamente l’opinione pubblica.

Non è del tutto d’accordo con questa linea Alberto Cattaneo, fondatore della società Cattaneo Zanetto & Co. public affairs, lobbying e political intelligence: Cattaneo definisce l’attività di un lobbista in modo univoco: si tratta di portare sul tavolo delle istituzioni e dei decisori argomenti concreti e forti per difendere un determinato interesse, un percorso che valorizza il processo democratico e che dà voce alle diverse esigenze che entrano in gioco nel momento in cui il governatore lavora ad una nuova norma.

Quindi le associazioni di categoria possono essere considerate una forma di lobbying? No, secondo il direttore Confapi Fvg Lucia Cristina Piu, perché le associazioni nascono dal basso, dall’iniziativa degli imprenditori per creare un ente di rappresentanza e tutela. In FVG le associazioni sono spesso a fianco del legislatore nell’iter formativo delle leggi perché apportano non solo degli interessi ma anche un approccio più tecnico agli argomenti sul tavolo.

Il problema del lobbying in Italia – ed è un punto condiviso da tutti i presenti al dibattito – è che si lavora senza alcuna regolamentazione della professione: serve una norma, trasparenza dei rapporti, dei tempi, delle meccaniche.

C’è bisogno di un “ring” normativo, condiviso e riconosciuto, con regole chiare e certe per tutti, altrimenti i grandi gruppi di interesse saranno sempre in grado di intervenire sul governo agendo nell’ombra e restringendo il diritto di rappresentanza democratica.