Future Forum /14 Nuovi scenari per trasformare la povertà in cambiamento e sviluppo sociale

di Francesca Gatti

La povertà può diventare opportunità di cambiamento solo se si cambia la prospettiva e il modo in cui affrontare una condizione sempre più diffusa.

Secondo Eldar Shafir, professore a Princeton e co-autore del libro Scarcity (Il Saggiatore), occorre legare la povertà economica a diverse forme di scarsità come la mancanza di tempo, di cibo, di relazioni sociali che contribuiscono a creare uno stato psicologico in grado di influenzare capacità cognitive e comportamenti.

Ogni forma di povertà infatti concentra le risorse mentali su ciò che manca, sull’emergenza del momento migliorando la prestazione e l’efficienza nel rispondere al bisogno. Ma, allo stesso tempo, “ruba” ogni energia intellettuale, riduce le capacità cognitive e lascia poca attenzione al contesto. Chi vive nella povertà, infatti, usa il denaro in maniera più intelligente proprio perché è più attento, però, secondo Sharif, è come se guidasse attraverso una tempesta, la periferia non entra nel campo visivo, il resto non fa parte del pensiero.

Una visione innovativa della povertà che invita a ripensare l’economia e le politiche di sviluppo tenendo conto non solo degli effetti quantitativi e finanziari, ma anche cognitivi.

Anche secondo Carlo Borgomeo, Presidente Fondazione Con il Sud, serve un cambiamento radicale di prospettiva. Parte da un assunto fondamentale, ovvero che ci sia insufficiente consapevolezza della povertà reale dell’Italia e del sud in particolare e di conseguenza poca attività di denuncia e interventi per combatterla. Il welfare, come l’abbiamo conosciuto, ovvero come sistema che serve a riparare danni del sistema economico capitalista, è un modello ormai superato che non può più tornare. Non si può parlare di nuovo sviluppo economico su territori in cui c’è profonda diseguaglianza, in cui 3 milioni e mezzo di persone vivono in periferie urbane in cui mancano le condizioni minime di coesione sociale e  di comunità. È necessario quindi ribaltare la gerarchia delle priorità: gli investimenti per il sud devono essere focalizzati su educazione dei giovani, su inclusione dei soggetti disabili, su progetti che rafforzino la comunità. Se ci convinciamo che questa è la prima battaglia da combattere per lo sviluppo collettivo, allora si può cambiare rotta anche a livello economico.