Aula Kolbe da tutto esaurito per ascoltare la lectio magistralis del filosofo polacco, che ha concluso il Future Forum 2016
(di Alessandro Cesare)
Zygmunt Bauman la lasciato il segno a Udine. Chiudendo l’edizione 2016 del Future Forum con una lectio magistralis, ha parlato di futuro, di società, di economia, tenendo incollati alle sedie, per oltre un’ora, gli intervenuti in sala Kolbe.
Bauman ha cominciato il suo ragionamento tessendo le lodi del Future Forum: «Questa è un’iniziativa preziosa – ha detto – perché è dedicata alla discussione sul futuro. Solitamente, invece, abbiamo poco tempo per pensare al mondo e non dedichiamo al futuro abbastanza attenzione e cura».
Citando i principali modelli di società legati all’utopia e alla distopia, il filosofo di origini polacche ha fatto riferimento al senso di comunità. «Per immaginare una società del futuro – ha aggiunto – dobbiamo prima pensare a chi vivrà in questa società. Oggi le attività che prima venivano svolte, insieme, da popolazione e Stato, sono sottratte dalla responsabilità dei governi e trasferite unicamente all’individuo. Se qualcosa non va o non funziona, la colpa è dell’individuo». Un processo di ‘individualizzazione’ o ‘privatizzazione’ che, per Bauman, ha portato l’essere umano a isolarsi dalla stessa società: «Invece di pensare alla migliori condizioni dello Stato, molti individui pensano in termini di esclusione. Ci si vuole escludere dalla realtà esterna per costruirsi una nicchia individuale». Questa, per Bauman, è la realtà del mondo globale.
Non trovando più un sostegno o un riferimento nello Stato e nelle istituzioni in genere, le persone si sentono sole e spaventate. «La vita non è più condivisione, ma un processo individuale», ha detto Bauman, rimarcando come «dopo la perdita della comunità insorga la nostalgia» per averla persa. «Oggi la paura deriva dal timore di non essere adeguati, di non farcela».
Sono proprio nostalgia e individualizzazione, per il filosofo polacco, a far crescere il fondamentalismo, inteso come processo in grado di garantire sicurezza e protezione alle persone.
Sul futuro, Bauman ha ammesso la difficoltà di fare previsioni: «Sarebbe come guidare in una strada di campagna di notte, al buio, procedendo a marcia indietro. L’unica cosa di cui possiamo essere sicuri è il passato. Purtroppo non ho ricette per il futuro e di questo chiedo scusa». Bauman, però, ha suggerito un approccio da seguire per proiettarsi nel futuro: «Bisogna capire quali sono gli ostacoli e le difficoltà da superare, come la precarietà del lavoro, e pensare al futuro in profondità, analizzando le tendenze della società».
Per il filosofo polacco le ‘città’ potranno essere luoghi ideali per i tempi a venire.