Luca D’Eusebio

Luca D'Eusebio Future Forum UdineLuca D’Eusebio, architetto, fa parte di studioUAP che si occupa di spazio pubblico. Ha scritto articoli in diverse riviste specializzate e pubblicato “Come avviare un orto o un giardino condiviso” (Terre di Mezzo Ed. 2012) e “Paesaggio Agrario. Una questione non risolta” (Gangemi Editore Ed. 2007). Specialista e dottore di ricerca in urbanistica ha svolto attività didattica per il Labgov LUISS, per IED Roma, ha coordinato l’ufficio territorio di Italia Nostra, è stato consulente della Commissione Lavori Pubblici del Senato.

E’ co-fondatore e presidente di Zappata Romana, associazione che indaga orti e giardini condivisi a Roma, intesi quale azione collettiva di appropriazione dello spazio pubblico urbano e lo sviluppo di pratiche ambientali, economiche e sociali innovative. Zappata Romana gestisce l’Hortus Urbis, un orto didattico condiviso, antico romano nell’Appia Antica.

La cura del paesaggio fatta dai cittadini a Roma è un fenomeno collettivo con valenza di innovazione sociale, culturale ed economica come testimonia la mappa on line di Zappata Romana.

 

COLTIVARE LA CITTA’: CITTADINANZA ATTIVA E BENI COMUNI A ROMA

Zappata Romana (ZR) nasce sul finire del 2010 quando in un processo partecipato nella periferia di Roma alcuni cittadini ci hanno chiesto di voler gestire direttamente un’area verde. Ci siamo domandati se questo a Roma era possibile e abbiamo iniziato a cercare. Abbiamo trovato 40 realtà dove i cittadini si erano rimboccati le maniche ed avevano recuperato aree abbandonate per restituirle all’uso di tutti come spazio pubblico. Ne abbiamo fatto una mappa on line con Google Maps basato su icone in cui cliccando compare per ogni realtà una foto, una descrizione e un link. Questa mappa ha contribuito a riunire queste esperienze facendole uscire dall’ombra e portandole a confrontarsi scambiandosi esperienze. Ha inoltre reso una realtà frammentata (i molti orti e giardini condivisi) un paesaggio coerente portatore di una differente coscienza urbana.

ZR, oltre ad essere una mappa, è anche un sito web dove si raccontano le esperienze dei cittadini che fanno e si possono trovare gli strumenti per fare. Il messaggio che si vuol dare è che anche a Roma “si può fare”. Le 40 realtà mappate nel 2010 sono diventate oggi oltre 200, ognuna ha una storia e una finalità differenti. Fare un orto o un giardino condiviso è lo spunto per fare altro: luoghi di cultura, orti di autoproduzione, luoghi di educazione ambientale, spazi per l’integrazione di persone differentemente abili, luoghi di socializzazione, spazi di relax e tanto altro ancora. Orti e giardini condivisi hanno in comune che sono luoghi dove si coltivano zucchine, ma si raccolgono relazioni. Si tratta di luoghi che costituiscono dei beni comuni dove si risponde ai bisogni delle persone e avvengono scambi di sapere, recupero di tradizioni, produzioni culturali, innovazione sociale dando luogo ad altri beni comuni. Abbiamo incontrato bambini con la passione per i semi e le piante, anziani con il desiderio di trasferire il loro know how, giovani che vogliono imparare e sperimentare, professionisti che prestano il loro sapere con generosità, persone di ogni classe sociale e grado di istruzione che vogliono mettere in pratica le loro passioni, ma non hanno luoghi dove esercitarle.

Ognuna delle censite ha rapporti che sono più o meno facili a seconda dei casi con il Comune, il Municipio o con entrambi. Quando abbiamo iniziato questa esperienza abbiamo spinto perché l’Amministrazione si dotasse di un regolamento per evitare che vi fossero favoritismi (che c’erano). Oggi questo regolamento c’è per gli orti, ci sono regole differenti per le aree verdi. Si dovrebbe superare questa dicotomia e rivedere le procedure che portano all’assegnazione. Vi sono stati casi di assegnazione di aree per orti senza la possibilità di accesso a fonti idriche; sono numerosi i casi di associazioni che aspettano anni o che desistono. Il rammarico è che vi è un approccio burocratico: la finalità dell’Amministrazione è di liberarsi di aree a cui fare manutenzione.

Abbiamo a che fare invece con dei beni comuni, palestre di cittadinanza attiva, a cui l’amministrazione dovrebbe attingere in una visione di sostenibilità più ampia in cui gli orti e giardini possono essere un importante tassello per politiche resilienti di contrasto al cambiamento climatico. Inoltre si risparmia sulla spesa, si impara ad utilizzare prodotti di stagione, si ritrovano sapori ed odori dimenticati, si guadagna in salute per il lavoro fisico e gli alimenti prodotti.

Coltivare un orto ha l’effetto di indurre le persone a cambiare il proprio stile di vita per renderlo più sano. In tutti vi è la consapevolezza di avere a che fare con un progetto collettivo che sposa natura e cultura.