Luigi Corvo

Luigi Corvo è Luigi Corvo Future Forum UdineRicercatore e Professore a contratto in Social Entrepreneurship and Innovation presso la facoltà di Economia di Roma Tor Vergata e di Public Management presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università Sapienza di Roma

Luigi Corvo ha studiato a Roma e Lovanio, ottenendo un PhD in public management and governance e lavora da 6 anni in progetti di modernizzazione della Pubblica Amministrazione, collaborando con il Dipartimento Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Da 5 anni è program manager del Master MEMIS e ha avviato percorsi di formazione in fundraising e project management applicati ai programmi europei. Si interessa di Social Innovation e di beni comuni e fa parte dell’European Permanent Study Group on Common Goods. Appassionato di politica, filosofia, calcio e cinema.

«Siamo nelle condizioni di aprire una stagione di trasformazione felice perché siamo la generazione umana dotata di più mezzi di intelligenza e di più capacità di comunicazione fra pari. Sta davvero a noi» 

Il futuro ci salverà?

La crisi sembra essere diventata permanente, specialmente in un Paese che è tremendamente resistente ad ogni forma di cambiamento che possa comportare uno spostamento di equilibri, interessi, ed un passaggio da un mondo che non è più ad un mondo che non è ancora.

Come appare questo mondo che non è ancora e quali possono essere le leve da attivare, nei prossimi 20 anni, per ritrovarci ad Udine, nel 2037 ed aprire l’edizione 24 del Friuli Future Forum potendoci dire soddisfatti dell’Italia? Prima di tentare di rispondere a questa domanda, dovremo darci due chiarimenti:

  • Cosa è e sotto quali condizioni è desiderabile il cambiamento
  • Cosa è l’Italia e se ha senso impostare il ragionamento sul futuro guardando prevalentemente all’interno dei confini nazionali.

Il cambiamento spesso è sotto accusa. “cambiare tanto per cambiare non è positivo a priori – si dice – e ci sono diverse opzioni di destinazione al cambiamento”. Verissimo. Lo accetterei in pieno a patto che valga in modo equivalente l’enunciato: “conservare per conservare non è positivo, anzi. La mancanza di curiosità verso le sperimentazioni innovative è un freno ad ogni processo di sviluppo sociale.” Ragioneremo, quindi, sulla relazione fra cambiamento e innovazione, e, di conseguenza, sulla falsa dicotomia fra innovazione tecnica (non uso tecnologica per un motivo) e innovazione sociale.  L’Italia è Europa, a prescindere da Istituzioni, Unioni e Trattati. E, al tempo stesso, Italia ed Europa sono Mediterraneo, quindi ogni nostra riflessione dovrà avere un respiro culturale largo, contaminante e contaminato. Come la storia del Mare Nostro ci insegna. 

Io vedo 3 leve per poter aprire il Forum del 2037 con soddisfazione per il percorso fatto in questi 20 anni:

  • La leva della transizione da modelli lineari a modelli circolari:  Alcuni importanti report ci dicono che proprio nei prossimi 20 anni, il PIL europeo crescerebbe del 7% se lavorassimo sulla simbiosi industriale. Oggi sembra un’eresia, ma potremmo combinare sviluppo economico-finanziario e benessere sociale ed ambientale.
  • La leva dell’innovazione sociale che scommette sul superamento della dicotomia fra “dentro e fuori”: Chi è fuori dai processi economici e democratici sta bussando alla porta, con tutti i mezzi di cui dispone. In alcuni casi con il voto, in altri con sperimentazioni imprenditoriali, in altri con progetti di comunità. Dobbiamo trovare le forme per farli entrare. E per starci bene, anzi meglio, tutti.
  • La leva del nuovo umanesimo attraverso un radicale ripensamento di Scuola e Università: se in un mondo ad alto assorbimento di lavoro la loro Mission era “formare competenze per il mercato”, come la ripensiamo quella missione in un’epoca in cui la piena occupazione non è perseguibile?

Vorrei ragionare di questo, ricordandoci che fra 20 anni non saremo noi ad aprire ed animare questo Forum e possiamo oggi lavorare affinché il messaggio che invieremo nella bottiglia arrivi a destinazione.