Future Forum/5 Rigenerazione urbana tra architettura e migrazioni

di Alessandro Cesare

Come può essere rigenerata una città? Sicuramente attraverso un utilizzo più sostenibile delle sue architetture. Oltre a questo, tentando di integrare nel tessuto urbano i nuovi cittadini, quelli che migrano, senza ghettizzarli.

Il tema è stato affrontato in uno degli incontro della seconda giornata del Future Forum. A parlarne, Gianni Torrenti, assessore regionale a Cultura e Solidarietà, Jennifer Allsopp Commissioning Editor a openDemocracy 50.50 (slide), Giovanni La Varra, architetto e professore associato di Progettazione architettonica all’Università degli Studi di Udine, Alessandro Arrigoni (slide) dell’Università di Oxford e Mauro Pascolini, docente di Geografia umana all’Università di Udine. A fare da moderatore, Giacomo Russo Spena, giornalista di Micromega.

La Varra si è soffermato sul ruolo dell’architettura nelle città di oggi. «L’architettura è una delle componenti che può contribuire a rigenerare i centri urbani, ma da sola non può essere una soluzione. E’ importante distinguere le diverse tipologie di architettura: ci sono quelle ‘vuote’, da riempire con chi ne ha bisogno, e quelle da realizzare ex novo per chi ancora non ha a disposizione uno spazio». Per La Varra, nel futuro, sarà sempre più determinante il concetto di condivisione: «Stiamo andando verso un mondo in cui i beni saranno sempre meno personali e sempre più condivisi. Pensiamo, ad esempio – conclude – all’automobile, che nelle grandi città, già oggi, è ‘in condivisione’. L’auto è un simbolo di un cambio di paradigma profondo della nostra società».


Sul tema delle migrazioni, tutti i protagonisti del dibattito hanno convenuto sulla necessità di evitare ghettizzazioni a favore di politica efficaci di accoglienza e integrazione. «Il concetto di città del futuro – chiarisce Russo Spena – non può prescindere da elementi quali la cittadinanza, la coesione sociale, la sostenibilità. Un nuovo modello di co-gestione da costruire coinvolgendo le comunità di cittadini per emarginare i ‘palazzinari’ e gli speculatori».

L’assessore Torrenti ha allargato lo spettro della discussione, non facendo distinzioni tra residenti e migranti. «Non possiamo più pensare a un centro storico abitato da ricchi e periferie occupate da persone in difficoltà. E’ necessario ridistribuire la presenza delle fasce più deboli senza creare ghetti o discriminazioni. Solo in questo modo ci potrà essere una pacifica convivenza».

Pascolini è certo che l’arrivo in città di cittadini di culture e visioni diverse, «sia una risorsa per ripopolare i nostri centri urbani e per recuperare il nostro patrimonio edilizio, con stili di vita e soluzioni che alla lunga potranno essere più efficaci dei nostri».